Il centro culturale di Arezzo insieme al Comune di Figline e Incisa Valdarno, presenta “Lo splendore della luce e dei colori: sguardo e memoria” una mostra, curata dal poeta Davide Rondoni con una selezione di opere di Americo Mazzotta. L’esposizione sarà ospitata al Palazzo Pretorio di Figline dal 2 aprile al 1° maggio, sarà visitabile gratuitamente ogni martedì, con ingresso libero, dalle ore 9:30 alle ore 19:00. La mostra sarà visitabile su prenotazione anche il sabato, la domenica e nei giorni festivi inviando un messaggio Whatsapp al numero 340.6258576 oppure scrivendo a rotti.silvia@gmail.com, indicando il giorno preferito, nome e cognome di un referente e il numero di visitatori.
Programma:
Dal 2 aprile al 1 maggio:
Ogni martedì dalle ore 9:30 alle ore 19:00 – Ingresso libero
Sabato, domenica e festivi su prenotazione:
Messaggio Whatsapp al numero 340.6258576
Email a rotti.silvia@gmail.com
Importante – indicare il giorno preferito, nome e cognome di un referente e il numero di visitatori.
Le opere esposte:
Era il 1991 quando Americo Mazzotta, si trasferì a Figline, insieme alla figlia Elisa. Qui restò fino al 2020, quando, con l’aggravarsi delle condizioni di salute venne ricoverato nell’hospice di San Felice a Ema, alle porte di Firenze, e dove venne a mancare l’11 novembre dello stesso anno. In quegli ultimi mesi della sua vita, riprese anche a disegnare, realizzando ben 177 disegni, alla mostra verrà esposta una selezione di 34 di quei lavori.
Americo Mazzotta:
Nato a Collecchio, in provincia di Parma, nel 1941, Americo Mazzotta studiò Architettura a Firenze dedicandosi però fin da giovanissimo alla pittura. La sua prima mostra, alla “Piccola galleria” del Palazzo comunale di Pesaro, è del 1962. Negli anni seguenti le sue opere furono al centro di numerose esposizioni e personali in tutta Italia. Ma è nell’arte sacra che Americo Mazzotta esprime i suoi lavori di maggiore impatto. Nell’ ’81 dipinse l’“Odissea”, una grande opera in 14 disegni a sanguigna che, seguendo le tracce di Ulisse, descrive la metafora della sua vita. La sua opera più celebre è, però, la decorazione monumentale della Chiesa di San Giuseppe Lavoratore di Oświęcim-Auschwitz, nei pressi del campo di sterminio nazista. Qui Mazzotta realizzò, tra il 1994 e il 1997, la sua opera più imponente: una pittura murale in sanguigna nell’abside della chiesa, estesa 200 metri quadri, oltre a quattro episodi della storia della Polonia, alle vetrate absidali dedicate a “San Giuseppe e l’Europa” e al “Golgota”, e alle 14 vetrate della “Via Crucis”, un ciclo nel quale Mazzotta unisce la Passione di Cristo a quella del popolo dei deportati. Continuò a lavorare su commissione e ad esporre fino al 2014, realizzando cicli pittorici affrescati, vetrate, sculture e bassorilievi per edifici pubblici e chiese in tutto il mondo.